ENTANGLEMENT

 

di Remo Rostagno

Dobbiamo essere preparati a considerare nuove visioni della realtà“. Basil Hiley (fisico teorico inglese). Nel suo articolo pubblicato nel numero autunnale dello scorso anno dalla rivista dei craniosacralisti inglesi „The Fulcrum“, il professore di psicologia della salute all’università di Plymouth, Michael E. Hyland si chiede come sia possibile che a parità di „tecniche“ o principi che vengano applicati o usati durante una sessione „terapeutica“, alcuni operatori siano efficaci, producendo un miglioramento, altri molto meno, ed alcuni per niente. O ancora come sia possibile che terapeuti, operatori della salute o guaritori possano produrre dei cambiamenti nello stato dei loro clienti, semplicemente interagendo con loro, senza il bisogno di applicare alcuna tecnica o principio?

Il prof. Hyland elenca le tre spiegazioni convenzionali più citate:

  • I clienti che hanno l’aspirazione a migliorare il proprio stato di benessere, hanno anche la tendenza a farlo; e la fiducia nell’operatore/terapeuta/guaritore é un ulteriore fattore d’aiuto.
  • Il fatto di consultare qualcuno, procura un sostegno sociale all’interessato, ed è provato che pazienti con un buon sostegno sociale hanno meno problemi di salute di coloro che non ce l’hanno.
  • Il fatto di trovare un operatore che mi sostiene e mi ascolta, mi rafforza e mi corrobora automaticamente.

Tutte queste sono spiegazioni psicologiche, ma le domande che sorgono di conseguenza sono a) come possano degli stati psicologici influenzare lo stato psico-corporeo del cliente, e b) se queste spiegazioni psicologiche siano sufficenti a raccogliere tutti gli effetti che possono sorgere dall’interazione tra cliente ed operatore. Alla luce di queste domande, il prof. Hyland fa notare come,  specialmente gli operatori appartenenti alle discipline bionaturali (e la craniosacrale ne è parte) ed alla medicina alternativa complementare, siano convinti che non tutto ciò che succede tra operatore e cliente può essere spiegato in termini psicologici o fisiologici. A sostegno delle loro asserzioni il prof. Hyland elenca tre ipotesi, che sembrano confermare come:“ la struttura intima del nostro corpo funzioni davvero in maniera olografica e grazie a sofisticati meccanismi di entanglement (intreccio)“ 2

  • L’ipotesi del biocampo (organismi viventi emettono e sono sensibili a ricevere deboli segnali elettromagnetici; e questi stessi segnali elettromagnetici sono quelli che influenzano positivamente il cliente in presenza del suo operatore)
  • L’ipotesi dell’entanglement generalizzato ( che è derivata dalla teoria quantistica 3, afferma che l’operatore/terapeuta/guaritore può influenzare il proprio cliente/paziente proprio a causa di connessioni non locali, quindi non attraverso lo scambio energetico di campo locale creato da cliente ed operatore; e proprio attraverso queste connessioni non locali,  le informazioni „correttive“ dell’operatore vengono passate al cliente)
  • L’ipotesi dell’entanglement emergente ( che presume si l’esistenza di un intreccio quantico, aggiungendo peró che nel caso di organismi viventi complessi, proprio a causa di questo intreccio quantico, delle speciali proprietà possono emergere che permettono di connettersi non localmente all’interno e tra sistemi macroscopici. Nel caso dell’entanglement emergente l’operatore/terapeuta, senza voler inviare segnali „correttivi“ al cliente/paziente, adotta una modalità di semplice osservatore , modalitá che aiuta automaticamente l’entanglement non solo per il cliente ma anche per l’operatore)

„Una parte cruciale della teoria quantica è che la realtà dipende dalla maniera in cui la si osserva. L’operatore/terapeuta sta aiutando a creare una realtà che è condivisa sia da lui che dal cliente/paziente, e questa realtà, che ingloba l’aumento di una connettivitá non locale tra il cliente/paziente e la totalità del contesto nel quale il cliente/paziente si trova, ha degli effetti positivi sullo stato di benessere di entrambi“ 4 In altre parole l’operatore/terapeuta, presumendo che l’entanglement è di per se guaritore, proprio perchè facilita l’auto-organizzazione ed auto-guarigione dell’organismo, cercherà di facilitare il più possibile questo entanglement sia col micro che col macrocosmo. Così facendo permetterà al sistema auto-correttivo del cliente di procedere nel suo lavoro, senza aver bisogno di inviare segnali correttivi al sistema del cliente. Sono sicuro che a parecchi operatori biodinamici queste ipotesi e specialmente la terza dell’entanglement emergente, risuonano molto famigliari. Anche l’operatore biodinamico si occupa primariamente di creare e mantenere uno spazio integro e neutrale, come osservatore appunto, senza voler in primo luogo inviare informazioni o segnali „correttivi“ al sistema del cliente, ma cercando di facilitare appunto il processo di autoguarigione che é giá in atto.     „ Il sistema con il quale il cliente si „intreccia“ può anche essere non ben definito, ma sicuramente deve includere „qualcosa“ che è in più ed è „più grande“ della sola presenza dell’operatore e del suo cliente e di questo qualcosa entrambi devono fare parte“ 5   Ricordo a proposito le parole di Maura Sills, ad una conferenza del Breath of Life, mi pare nel 2002...:“ Il campo, il territorio generato dalla presenza dell’operatore e del cliente, insieme in una stanza,  con tutto quello che entrambi portano con se, sarà tanto più limitato quanto più sono le limitazioni che l’operatore ed il cliente portano con se...Se noi vediamo le persone solo come un agglomerato di tessuti, di pelle, ossa e muscoli e liquido cerebro-spinale, ebbene questo é quello che sarà presente nel campo... Ma ciò che veramente  mantiene il campo integro e lo apre ad una visione più ampia è iniziare a vedere la „vera natura delle persone...“(..la natura quantica...intrecciata...interconnessa....delle persone? N.d.T).   Ed ancora C.G. Jung a proposito della „funzione trascendentale“:“ È ruolo dell’operatore di tenere insieme l’universale e la condizione particolare, finchè tra i due poli si crei un’equilibrio e „la funzione trascendentale“ possa emergere naturalmente“. Ed è Franklyn Sills che continua:“Ed ecco che qualcosa succede al di la delle condizioni particolari che sono centrate ed in equilibrio. In questo stato di tensioni bilanciate, in questa quiete, in questo spazio tra il condizionato, la forma, il dolore...qualcosa succede..., la Potenza del Respiro di Vita...una spazialità che si distende, si apre. Le stesse forze che organizzano una galassia stanno organizzando ognuno di noi in questo momento. Le forze al lavoro nella vastità del cosmo sono al lavoro anche dentro di noi, e dentro ai nostri clienti...“ Le parole di Maura Sills, di C.G.Jung e di Franklyn Sills  sono in sintonia con le ipotesi sull’entanglement generalizzato ed emergente presentate dal prof. Hyland:“ La migliore analogia per spiegare l’ipotesi dell’entaglement emergente è quella di uno stato d’amore con l’universo intero, proprio perchè quello che l’entanglement emergente permette e favorisce é una forma di interconnessione non locale con il mondo/universo“   Ed ancora:“ l’entanglement generalizzato potrebbe essere percepito come una connessione amorevole tra il cliente e l’operatore, mentre nel caso dell’entaglement emergente questa connessione genuina e amorevole si espande anche all’universo intero. Nel caso dell’entaglement emergente poi se questo stato è raggiunto sia dall’operatore che dal cliente, il cliente può accedere a momenti di autoguarigione senza il bisogno da parte dell’operatore di mandare segnali correttivi“. 6 La qualità principale che un operatore dovrebbe quindi sviluppare, per accrescere la possibilità dell’intreccio emergente è dunque quella di partecipare/irrigare della sua semplice presenza „intrecciata“ ed amorevole, il campo e il cliente, sostenendo la loro innata capacitá a riconnettersi, intrecciarsi, e così ad autoguarirsi. E se è vero, come io credo profondamente, che non esistono dolore e pena più grandi dell’essere separati da qualcosa/qualcuno, e finalmente dalla sorgente prima del nostro benessere psico-fisico-spirituale, la teoria dell’intreccio emergente ci da una spiegazione non razionale di come possiamo ovviare a ciò. E lo fa offrendoci la possibilità  di interconnetterci, di intrecciarci e di inter-essere a livello locale ed universale, col nostro cliente e con il mondo intero. Seconda parte Nella seconda parte di quest’articolo vorrei soffermarmi  sui concetti di bellezza e sul cuore, che sembra nutrirsi ed essere accceso/ignito ritmicamente di bellezza e di visioni di bellezza, creando e facendo emergere così delle metafore vitali per il nostro essere umani. Queste stesse metafore sono oggigiorno un po’ troppo trascurate, e secondo il mio sentire, molto importanti per l’evolversi della nostra specie in armonia con il resto dell’universo; evolversi a cui la biodinamica craniosacrale sta dando un contributo non indifferente.   „La bellezza fa il vuoto – lo crea – come se quel volto che ogni cosa acquista quando è bagnata da essa provenisse da un lontano nulla e ad esso dovesse tornare, lasciando la cenere del suo sembiante alla condizione terrestre, a quell’essere che della bellezza partecipa.“ María Zambrano Il vuoto e la bellezza da Chiari del bosco   Io sento e vedo la bellezza, insieme col cuore, come veicoli principali per avvicinarmi a quella qualità particolare che mi serve, come dicevo sopra, per  irrigare della mia semplice presenza „intrecciata“ ed amorevole, il campo e il mio cliente, sostenendo così la nostra innata capacitá a riconnetterci, intrecciarci, e così ad autoguarirci. Il prof. Hyland suggerisce infatti che certe caratteristiche personali possono facilitare l’inclinazione all’intreccio (entanglemente proneness) e  aumentare così le probabilitá di un riorientamento verso la salute del sistema di entrambi, cliente ed operatore.

  • La prima di queste caratteristiche è l’abilità di „assorbimmento, o meglio detto di essere assorbito, per esempio mentre si guarda un tramonto o una rosa, o uno spettacolo della natura che ci tocca e cattura totalmente il nostro interesse.
  • La seconda di queste abilità è quella che viene associata con l’abilità di amare, di provare sentimenti amorevoli, verso noi stessi, verso il nostro cliente e verso lo spazio che ci contiene.

L’abilità di essere assorbiti è legata a doppio filo alla bellezza ed alla sua capacitá di stimolare delle visioni, accendendo, ignendo la forza vitale che c’è in noi. Tanto più sono sensibile e consapevole della bellezza che mi circonda e tanto più sono assorbito da essa, e  quanto è maggiore la mia capacità di fondermi, di interconnettermi, e più sono consapevole della bellezza del creato e dei suoi fenomeni naturali,  della bellezza in generale ed in particolare. „Ed eccoli li nell’universo quegli strati, sopra strati,  sopra altri strati di bellezza,  e quando questa bellezza raggiunge certi livelli di complessità, ecco che la stessa diventa capace di rivelare un nuovo strato della stessa, una nuova dimensione della bellezza. Prima che quella bellezza iniziasse ad esprimersi in una maniera esplicita è vissuta dentro di noi in forma di musica o di sogno. Questa è la maniera in cui il cuore dell’universo o il suo desiderio struggente s’imprime  sullo spazio sottile della coscienza umana, e così ne rimaniamo come stregati;  siamo così spinti a rivelarla, portandola ad esprimersi in una forma incarnata“. 7 Tutti noi umani, abbiamo raggiunto quello strato di complessità psico-fisica-spirituale per cui con il semplice fatto di osservarla, di testimoniarla,  sveliamo la bellezza dell’universo, le togliamo il velo, e lo facciamo principalmente lasciandoci assorbire da essa, sviluppando in noi l’abilità innata d’intreccio (entanglement proneness) con tutte le sue manifestazioni micro e macroscopiche. E questo lasciarsi permeare ed ignire allo stesso tempo ci permette di riconnetterci ad un desiderio originale di bellezza che presiede all’accadere dell’universo stesso, all’avventura stessa della vita. „ Ogni esperienza di bellezza, così breve nel tempo pur trascendendo il tempo stesso, ci restituisce così ognivolta la freschezza dell’alba del mondo“. 8   Attraverso la bellezza ci riconnettiamo a qualcosa di originario, di ab-originem, di ab-originale.  „La Salute è l’emergenza dell’originalità“ 9, scrive Jim Jealous, e  per poter partecipare fino in fondo a questo momento di creazione originale, l’abilità di testimoniarla e di esserne assorbito, è essenziale. E non è forse questo l’orientamento principale di una sessione di craniosacrale biodinamica? Il principio di salute originale che impregna continuamente il campo di interrelazione tra operatore e cliente, ed con cui ci sintonizziamo, permettendo al Respiro di Vita di riconnetterci a questa sorgente di creazione universale? E non ci fondiamo forse, noi operatori biodinamici, con un campo più grande di noi, con lo spazio locale che circonda operatore e cliente, con quella che il dott. Becker chiamava la „biosfera“? E poi di li, espandendo sempre di più il nostro campo di percezione, raggiungiamo un ipotetico orizzonte, intrecciandoci così con le informazioni di salute che arrivano da li e permeano questo campo vasto ed intimo allo stesso tempo, dando anima e vita al vuoto che ci accoglie? „ Ecco allora finalmente, che la rosa si manifesta in tutto il fulgore della sua presenza, propagando le sue onde ritmiche verso ciò a cui aspira, il puro spazio senza limiti. Questa incontenibile apertura nello spazio è simile ad una fontana che zampilla ininterrottamente dal profondo“. 10 Le parole di Maria Zambrano... „La bellezza fa il vuoto – lo crea – come se quel volto che ogni cosa acquista quando è bagnata da essa provenisse da un lontano nulla e ad esso dovesse tornare...“ acquistano un significato  tutto particolare alla luce di quanto detto dallo studioso cinese F.Cheng e da J.Jealous. Se veramente ci lasciassimo attrarre ed impregnare da questa bellezza universale, che è poi l’atto creativo continuo per eccellenza, avendo questo approccio mistico verso la realta, dove tutto ha un’anima ed è animato allo stesso tempo, allora forse potremmo abbandonare quei falsi valori di militarismo, di efficenza tecnocratica, di consumismo, di carrierismo, di superficialità, di falsa bellezza, che impregnano invece tanta parte della nostra societá e cultura. La prima abilità dunque che un operatore della salute può sviluppare per essere più incline all’intreccio (entaglement) è dunque l’abilità di essere assorbito dalla bellezza. La seconda di queste abilità è quella che viene associata con l’abilità di amare, di provare sentimenti amorevoli, verso noi stessi, verso il nostro cliente e verso lo spazio che ci contiene. „L’idea è qui che l’operatore/terapeuta/guaritore aiuta il cliente/paziente a connettersi con il mondo in una maniera tale per cui, idealmente, è connesso con tutti, con il mondo intero in una connessione amorevole“. (come quella che emerge naturalmente tra madre e infante, estesa però a tutto il mondo N.d.T) 11 Io sento qui  centrale il ruolo del cuore e del sangue, da cui è generato, e di tutte le metafore di cui si fa carico. Proprio per sua natura il cuore è un centro tra l’esperienza umana di micro e macro cosmo. La sua abilità di mediare tra  una piccola ed una grande circolazione, gestendo le informazioni che vengono introdotte nel corpo dall’ambiente, attraverso l’ossigeno, attraverso i nutrienti che trasporta in ogni parte del corpo, lo eleggono naturalmente a centro di raccolta e di distribuzione delle risorse principali del sistema. Ed allo stesso tempo il cuore è centro immobile, fulcro sacro di uno spazio sacro, il soma umano; sacro perchè parte e partecipe della bellezza della creazione. Dunque è in presenza della bellezza che l’essere esistente si scioglie, la mente smette di mettere impedimenti, permettendo così di fondersi con qualcosa di più vasto ed interconnesso. Ed il cuore, con tutti i suoi sentimenti più belli,  la compassione, l’amore, l’unione, la meraviglia,  il perdono, prende possesso di questo spazio sacro, luogo di guarigione per eccellenza, e ne diventa il centro. Spazio privilegiato di incontro, tra operatore e cliente, o meglio tra compagni di viaggio, che incontrano l’indefinito, il non-finito, il non detto, o il non dicibile e tanto meno spiegabile, ma che percepiscono come qualcosa stia succedendo molto profondamente. Ed il cuore fa da tramite in questo dialogo senza parole, in questo percepirsi intrecciati con la totalità. „E la mente di colui che contempla e gode della bellezza tende ad assimilarsi ad essa, ed il cuore a bersela tutta d’un fiato, come il suo calice agognato, il suo incanto.“ 12 Dunque la nostra mente, con questa sua tendenza ad assimilarsi, accomunarsi alla bellezza perde la sua tendenza alla linearitá ed apre lo spazio alla sfericità, alla totalità gestita dal cuore. Davanti dunque alla sfericità, alla totalitá che la bellezza evoca e che il cuore gestisce, „l’essere terrestre, corporale ed esistente, si arrende, depone la sua prestesa di essere separato e persino quella di essere se stesso; consegna i suoi sensi che si fanno tutt’uno con l’anima. Un evento che si é chiamato contemplazione...“ 13 L’essere separato, perde la sua pretesa di esserlo, e si interconnette, si intreccia con il tutto, ignendo lo spazio che diventa sacro, proprio perchè la sua innata capacità di autoregolazione e guarigione viene accettata; ed in questo posto privilegiato possiamo lasciare andare i nostri fulcri di inerzia, di dolore e principalmente di separazione. Michael Shea suggerisce di mettersi semplicemente all’ascolto del pulsare del proprio cuore, mentre siamo in contatto con il nostro compagno di viaggio/cliente, e di permettere così all’empatia che viene automaticamente generata in questa maniera, di avvolgere il nostro cuore con un senso di calore, di morbidezza, di gioia persino e di perdono, ed io mi permetto di aggiungere, di perdono per la nostra incapacitá di essere sempre in quel luogo, sempre intrecciati. Certo riconoscendo cosa è mio e cosa non lo è, ma sopratutto riconoscendo cosa è nostro, mio e del mio compagno di viaggio. E poi quando sentiamo che entrambi i nostri centri sacri, i nostri cuori si sono arresi all’evidenza di questa capacità umana di sintonizzarsi con qualcosa di più profondo, permettiamoci di espandere il nostro campo di percezione seguendo la fase inalatoria della marea. Permettiamo ad ogni forma di bellezza dalla micro alla macro di ignire lo spazio. Rimaniamo all’ascolto di questo senso di apertura all’infinito, al non-finito gravido di preziose informazioni che ci avvolgono e che non abbiamo neanche bisogno di decifrare. E lasciamo che sia lo spazio a prendersi cura di entrambi...operatore e cliente, compagni di viaggio...e che sia la marea lunga a fare il lavoro per noi... „ C’è una storia indiana a proposito di un grano di sale che voleva sapere quanto fosse salato l’oceano; così ci saltò dentro e divenne una cosa sola con l’oceano. In questa maniera, il grano di sale raggiunse una consapevolezza perfetta.“ 14 1. „Entanglement“, termine inglese che in italiano significa intreccio, e che, come di fatto si è deciso di fare in tutti i centri di ricerca del mondo, viene adottato come parola standard. 2. Entanglement, l’intreccio nel mondo quantistico: dalle particelle alla coscienza di Massimo Teodorani 3. „La teoria quantistica ritiene che in qualche modo tutte le particelle dell’universo mantengano una specie di „memoria“ di ogni altra particella in esso contenuta, e che la separazione che divide le cose nel nostro universo quotidiano, seppur reale sul piano della convenzionale fisica Newtoniana e relativistica, sia solo un’illusione se vista dal punto di vista di altre realtà possibili in cui l’universo sarebbe mantenuto unito a se stesso, al di la di ogni spazio e di ogni tempo“ Massimo Teodorani op.cit. 4. Emergent entanglement, love and being prof. Michael E. Hyland 5. op. cit. prof. Michael E. Hyland 6. op. cit. prof. Michael E. Hyland 7. What are human for? Brian Swimme in GreenSpirit event London 2003 8. Cinque meditazioni sulla bellezza François Cheng   Bollati Boringhieri 9. Around the edges Jeam Jealous 10. op. cit. François Cheng Bollati Boringhieri 11. op. cit. prof. Michael E. Hyland 12. Chiari nel bosco di Maria Zambrano  Bruno Mondadori 13. op. cit. di Maria Zambrano 14. Commento alla Prajnaparamita di Thich Nhat Hanh

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